INTERVISTA A DANIELE DEL GENIO PRESIDENTE CNA PUGLIA (ASSOCIAZIONE DEGLI ARTIGIANI E DELLE IMPRESE ITALIANE)
Gli imprenditori sentono il bisogno di aggregarsi? Come si sono evolute le organizzazioni di rappresentanza?
La complessità del sistema economico spinge gli imprenditori ad aggregarsi per fare massa critica, per avere un punto di riferimento e dare voce alla moltitudine di imprese di piccole dimensioni che rappresentano il nostro tessuto imprenditoriale. Negli anni, CNA ha mantenuto e incrementato la presenza sul territorio, e a livello nazionale ci rapportiamo con le istituzioni, accorciando la distanza tra la burocrazia e le imprese.
La tendenza degli imprenditori è di agire in autonomia?
Fatta eccezione per alcuni territori, gli imprenditori italiani tendono a operare in autonomia. La visione unilaterale e di settore, però, non è la soluzione.
Gli accostamenti tra moda e cibo, design degli arredi e soluzioni di tecnologia avanzata dimostrano come una visione condivisa sia generativa di nuovi prodotti e servizi, e faccia aumentare le quote di mercato. Occorre osare!
Parlando di risorse umane e della loro formazione, le organizzazioni di rappresentanza come la vostra in che maniera riescono a orientare gli investimenti professionali?
CNA opera su due livelli: uno interno, a supporto della crescita professionale dei propri dirigenti, e uno esterno, quando le imprese aderenti fanno emergere esigenze specifiche. Le raccogliamo e le orientiamo su proposte formative nostre o di altri professionisti. Le imprese pugliesi sono soprattutto terzisti e manifatturieri: CNA ha promosso la loro partecipazione attiva per costituire gli ITS Moda in Puglia.
Insomma, “incanaliamo” le energie delle imprese, facendoci carico di interpretare le esigenze territoriali e nazionali. Guardiamo ai dati, però: nel settore moda pugliese, ci sono oltre 5 mila partite Iva, e il 98% ha meno di 10 dipendenti. Di tutto il comparto nazionale moda, la Puglia rappresenta il 14-15 %. Tuttavia, le aziende pugliesi del settore moda partecipano per meno dell’1% all’export nazionale. L’unico settore con un bilancio in positivo sono le calzature. Se in Regione si spingesse per la aggregazione delle imprese, riusciremmo a essere più attrattivi per l’estero.
Come essere attrattivi per l’estero, in un mercato che non è più fiorente come 40 anni fa?
Servono competenze, studi specialistici, per usare al meglio la tecnologia. Serve una chiara visione della strategia. Soprattutto, dobbiamo mettere in discussione l’individualità, impegnandoci a “fare gruppo”.
Questo articolo è estratto dal secondo numero del Magazine Mestieri Più. Clicca qui per scaricare gratuitamente la tua copia completa.